dal II secolo a.C.
La nostra storia inizia nel II secolo a.C., quando l’attuale hotel era un’antica locanda e stazione di posta, nota per servire vini, olio e garum, come i migliori alberghi dell’Impero Romano. Tale fu la sua fama che alla proprietaria, Veneteia Maxima, fu concesso l’onore di una tomba personale, raro privilegio per una donna dell’epoca. Il suo cippo è oggi conservato nel lapidarium dell’Abbazia di Santa Maria In Sylvis, a pochi passi dalla struttura.
La locanda venne distrutta dal passaggio di Attila e degli Unni, per poi rinascere nel 1250 come fortilizio grazie all’Abate Ermanno. Nel 1441, il cardinale Pietro Barbo (futuro Papa Paolo II) ne ordinò la ristrutturazione, completata dal nipote, l’Abate Giovanni Michiel, appartenente all’ordine dei Cavalieri Templari. In questo periodo l’Abbazia e l’albergo vissero il loro massimo splendore, prendendo il nome di Hospitale Profano, poi Palazzo.
Con la fine dei Templari iniziò la decadenza. Nel 1790 il Palazzo passò al marchesato di Sesto, poi fu trasformato in Stazione di Posta napoleonica dal maggiore Giuseppe Marieni, con cavalli, carrozze, personale e presidio militare. Finita l’epoca repubblicana, divenne abitazione privata e passò tra varie famiglie, fino alla Famiglia Vit, che nel 1998 realizzò un attento restauro restituendo alla struttura la sua funzione originaria di albergo.
Oggi, reperti rinvenuti durante i lavori testimoniano la lunga storia e il legame con l’Abbazia e i Templari. Ogni ambiente dell’hotel è dedicato a personaggi che ne hanno segnato il passato, in omaggio a chi ha contribuito a renderlo unico. Dopo 2.000 anni, l’antico albergo è tornato al suo splendore: il 19 ottobre 1999, Sua Eccellenza Sennen Corrà, 75° Vescovo della diocesi di Concordia-Pordenone, inaugura l’Hotel In Sylvis e il Ristorante Abate Ermanno.
Curiosità + -
L'Abbazia fortificata di Santa Maria in Sylvis, così chiamata perché anticamente si trovava in un fitto bosco (selva), è uno dei centri benedettini più importanti del Friuli Venezia Giulia.
Edificata nell'VIII secolo da una nobile famiglia longobarda molto legata ai regnanti di Cividale, fu successivamente distrutta dall'invasione di Attila, per poi essere ricostruita verso la fine del X secolo. Sono stati effettuati alcuni scavi intorno alla Chiesa che hanno rinvenuto un edificio precedente ed alcune tombe. Precisamente l'edificio ritrovato è un antico tempio pagano romano.
Questo luogo appartenne ai Cavalieri Templari di cui troviamo testimonianza nel porticato detto "La Loggetta" a sinistra dell'ingresso, fra i Benedettini ed i Templari infatti vi era una certa amicizia e fratellanza. Nella loggetta troviamo testimonianza del passaggio dei Cavalieri attraverso un affresco in cui i personaggi rappresentati sono i protagonisti della "Chanson de Roland".
Il paradiso che osserva l'inferno + -
La Chiesa è in stile romanico ed è possibile raggiungerla dopo aver percorso un lungo atrio sorretto da due file di quattro pilastri. Entrando si viene coinvolti da due scenari suggestivi: l'Inferno a sinistra e il Paradiso a destra. La scena infernale é descritta nei minimi dettagli, le anime dannate subiscono ogni tipo di tortura per le quali è impossibile non essere turbati, ma la cosa che colpisce maggiormente è che a destra, nel Paradiso, tutte le anime beate osservano senza emozioni il terrificante scenario che hanno di fronte. La scena principale è l'incoronazione di Maria, ma pochi sono rivolti all'evento, la maggior parte dei presenti guarda verso di noi e quindi anche verso l'agghiacciante scena che hanno di fronte. Un'altra particolarità è che, mentre l'affresco del Paradiso è ben conservato, l'Inferno appare scrostato in molti punti. Questo a causa dell'usanza medievale da parte dei fedeli di lanciare delle pietre contro il demonio per la purificazione dei propri peccati prima dell'ingresso in Chiesa.
L'insolito sguardo tra una donna e Gesù + -
All'interno sono esposti alcuni affreschi staccati del XV secolo, in cui campeggiano diverse figure femminili incoronate a cui non è stato attribuito un significato particolare. Una donna è in ginocchio, mentre l'altra ha le braccia incrociate sul petto e contempla il volto di Gesù visibile dentro un nimbo. Non è un affresco qualsiasi. Anche questo richiama i segreti custoditi dai Templari, forse si riferisce al più grande: osservando con attenzione, si scorge una profonda intesa tra Gesù e la donna incoronata, che lo contempla e gli sorride. Allo stesso tempo Gesù non le appare trionfante tra luci e angeli, è solo e i loro sguardi sono complici, custodi di uno stesso segreto.
Se fosse il frutto di una simbologia voluta dall'ordine dei Cavalieri, potrebbe trattarsi di Maria Maddalena.
L'urna di Santa Anastasia + -
Si trova al centro della cripta ed è tra i tesori più preziosi del Friuli. Il materiale è marmo bianco purissimo. L'urna compare per la prima volta nel 1339 descritta in una pergamena tutt'oggi conservata nella biblioteca di Udine.
Personaggi + -
I Frattina, Cavalieri e Abati ma anche eretici e ribelli
I Frattina per quattro secoli furono fedeli vassalli dei Patriarchi, Signori di una terra nella quale si sarebbe esteso il patriarcato di Aquileia, all'epoca coperta da una folta selva. Il loro castello sorgeva al limite occidentale sulla strada che da Pravisdomini va al fiume Livenza.
Testimonianza della fama e del prestigio di cui godette la potente famiglia fu la nomina di Ermanno nel 1245 ad Abate Benedettino dell'Abbazia di Sesto al Reghena. Fu lui ad ordinare la ricostruzione dell'attuale Hotel In Sylvis quale fortilizio a protezione dell'Abbazia. La famiglia ai tempi ricca e potente continuò ancora per due secoli a godere di importanti amicizie, alcuni dei suoi membri si distinsero per importanti meriti militari che portarono alla nobilitazione del Casato a cura dell'imperatore Carlo V che nominò Marquardo della Frattina Conte Palatino, titolo trasmissibile agli eredi maschi. La decadenza iniziò nel 1568 quando Isabella della Frattina di Portogruaro venne condannata per eresia e il marito e il figlio banditi per sempre dalla Serenissima per aver picchiato un nobile veneziano Pubblico Ufficale ad Annone Veneto.
Pietro Barbo, Papa Paolo II
Papa a 47 anni, nobile e ricchissimo patrizio veneto, liberale, vanitoso ed eccessivamente amante del lusso e degli sfarzi, ma di maniere gentili e capace di grande generosità. Possedeva una farmacia privata di cui si serviva anche per elargire gratuitamente farmaci al popolo. Il suo fu uno dei pontificati più tranquilli di Roma. Con lui rivissero il carnevale e le feste pagane, a sue spese venivano organizzati grandi convivi sotto il palazzo papale e poi giochi e corse. Ciò, si dice, con lo scopo di distrarre il popolo dall'idea di libertà per mantenere intatto il suo potere temporale. Un popolo che si diverte è un popolo che non cospira. Sua abitudine era anche lanciare monete d'oro affacciato dal Suo balcone dell'allora Palazzo Venezia, oggi palazzo S. Marco. Sotto il suo ricco pontificato moltissimi monumenti romani furono restaurati ma si avventurò anche in una nuova crociata contro i turchi. Per dare una svolta alla sanguinosa impresa, riuscì nell'intento di un'alleanza con il conquistatore della Persia Hassan Beg, ma morì per un attacco di cuore nella sua stanza a soli 55 anni senza poterne vedere i risultati né aprire l'Anno Giubilare da lui stesso indetto per il 1475.
Il templare Giovanni Michiel
Nipote di Pietro Barbo, portò a compimento la ristrutturazione dell'Hospitale Profano, poi Palazzo e oggi Hotel In Sylvis, quale albergo a supporto dell'Abbazia e dei suoi illustri ospiti. Terminò anche il rinnovo dell'atrio e del vestibolo dell'Abbazia. Oggi sopra il portale di Santa Maria in Sylvis è collocato un affresco staccato dalla loggetta con lo stemma dell'Abate Commendatario Giovanni Michiel (1464 - 1503) con in testa il cappello cardinalizio. Giovanni Michiel di origine veneziana, fu scrivano estensore della Regola e affiliato all'Ordine Templare. Egli fece eseguire anche l'affresco di S. Benedetto in cattedra.
Giuseppe Marieni
Nacque ad Averara (BG) l'11 marzo del 1774 e, rimasto orfano di padre giovanissimo, ebbe la sua formazione educativa e scolastica dal fratello Don Carlo Bernado e da suo zio Don Francesco prevosto di Averara. Si iscrisse quindi al Collegio Mariano di Bergamo dove, laureatosi in ingegneria, venne aggregato al genio militare assumendo ben presto importanti incarichi nei quali seppe dimostrare ampia preparazione e senso del dovere. Partecipò alla campagna di Russia e nel settembre del 1812 venne nominato Capo del Genio. Al comando del suo battaglione ebbe un ruolo di primo piano nella costruzione dei famosi ponti della Beresina che permisero la ritirata dell'armata napoleonica . Morì a soli 39 anni per il tifo contratto dal suo amico e compagno d'armi, il Colonnello del Genio Zanardini anche lui eroe della Beresina.ù
Chi erano i Templari
I Cavalieri Templari, ufficialmente noti come Poveri Compagni d’armi di Cristo e del Tempio di Salomone, furono uno dei primi e più famosi ordini religiosi cavallereschi cristiani del Medioevo.
Origini e missione
L’Ordine nacque attorno al 1118-1119 in Terrasanta, nel contesto delle Crociate. Un piccolo gruppo di cavalieri decise di difendere i pellegrini europei che si recavano a Gerusalemme, spesso vittime di assalti e rapine. Il riconoscimento ufficiale dell’Ordine avvenne nel 1129, anche grazie al sostegno di Bernardo di Chiaravalle.
Monaci e combattenti
I Templari avevano un duplice ruolo: erano monaci, seguivano una regola religiosa, ma anche guerrieri. Questa natura ibrida generò spesso dubbi e discussioni all’interno della Chiesa stessa.
Attività economiche
Nel tempo, oltre alla difesa armata, si dedicarono ad attività agricole e soprattutto finanziarie. Gestivano i beni dei pellegrini e svilupparono un sistema bancario considerato tra i più moderni e organizzati del tempo.
Declino e fine dell’Ordine
L’Ordine, diventato ricco e potente, attirò l’invidia e l’ostilità di alcuni sovrani, in particolare del re di Francia Filippo il Bello. Dopo un processo accusatorio e violento, l’Ordine fu definitivamente sciolto tra il 1312 e il 1314.
Simboli e abbigliamento
I Templari indossavano una sopravveste bianca (solo per i cavalieri) con una piccola croce rossa patente cucita sul lato sinistro. Il loro vessillo, il beauceant, era diviso in bianco e nero con la croce rossa.
Miti e leggende
Nel tempo si sono diffuse molte leggende sulla presunta sopravvivenza segreta dell’Ordine e sul possesso di conoscenze esoteriche. Alcuni li collegano a movimenti misteriosi come i Rosacroce, il Priorato di Sion, i Catari, fino al Graal e alla discendenza di Cristo tramite Maria Maddalena.
Conclusione
Tra storia e leggenda, i Templari continuano a suscitare grande interesse. Sebbene molte teorie non siano supportate da fonti certe, il fascino che circonda quest’Ordine non sembra destinato a svanire.




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